martedì 30 novembre 2010

S.Andrea

Oggi 30 novembre è S.Andrea. Avete fatto gli auguri a mio fratello? Io sì, e nonostante il fuso orario pare sia stata la prima.

Oggi è il 30 novembre e come ha scritto la zia Rosy ieri, un mese se ne è andato.
Di già? Eh sì, di già.

Non posso dire che mi pare ieri di essere arrivata perchè è stato un mese faticoso, tra trovare la casa, pulirla, arredarla, renderla abitabile, fare gli allacciamenti, iniziare un nuovo lavoro, imparare un sacco di cose nuove (a dire il vero dovrei ricordarmele dall'Università...), interagire con persone nuove...un sacco di fatica insomma. E poi è sempre una città nuova, dove ti trovi alle 9 di sera e decidi di farti una pasta al pomodoro, prendi la scatola dei pelati...ma nel cassetto non c'è l'apriscatole. Dove lo trovi un apriscatole alle nove di sera? Sì, certo ci sono quei supermercati/drugstore/farmacie/drogherie che sono sempre aperti...ma voi uscireste alla sera alle 9 in una città che non conoscete? Io no e infatti abbiamo aperto i pelati con un cacciavite. Di necessità virtù. E quindi viva la pasta con il pomodoro. Retaggio italiano ma sempre gustoso.

A proposito: la Camera ha approvato il ddl Gelmini. Un'altra mazzata alla nostra povera Università. A leggerla grossolanamente devo dire che non è tutto da buttare ma sono sicura, conoscendo chi ci governa e considerata l'attuale situazione economica del nostro Belpaese, che nasconde dei lati che vedremo nei prossimi anni.
Mi dispiace dirlo ma è la verità: quella che nel nostro paese è sempre stato motivo di orgoglio, la Cultura in tutte le sue manifestazioni, sta diventando un accessorio del quale sembra si possa fare a meno. Non per essere di parte però...è anche vero che come ha scritto Repubblica (link qui sotto, copiare e incollare) http://www.repubblica.it/scuola/2010/11/30/news/fuga_di_cervelli_in_20_anni_persi_4_miliardi_in_brevetti-9685992/?ref=HREC1-4
la fuga dei cervelli costa caro all'Italia che invece che pensare di investire di più continua a fare manovre e riforme che non riformano proprio un bel niente.

A guardarla da qui, l'Italia, passa la voglia di tornarci, per lo meno per quelli che amano questo tipo di lavoro. Qui è dura (è dura) ma chi lavora viene premiato.

Oggi è il 30 novembre e un mese è passato. E tra 25 giorni è Natale. A proposito, vi piace la nuova grafica? Così non ci si annoia. :-)

sabato 27 novembre 2010

Philadelphia's Magic Gardens

Intanto come promesso eccovi il vero tacchino che ho mangiato per un vero Thanksgiving Americano.

Vero tacchino Americano, con cosce (a sinistra) che sembrano appartenere ad uno struzzo più che ad un volatile di terra.
Però che gusto!!!










Oggi pomeriggio invece abbiamo fatto una visita al Magic Gardens di Philadelphia, che è una specie di museo-laboratorio di una coppia di mosaicisti che di ritorno da un viaggio in Perù hanno dato vita a questa attività.
Per darvi un'idea di che posto è, cercherò di descrivervelo con poche parole, che risentiranno però sicuramente dell'idea che ho dell'arte: il Magic Gardens è un rococò che fa venire mal di testa.
Certo, ha un fascino tutto suo, e immagino che i bambini ne vadano pazzi. Ma a me ha fatto venire il mal di mare. A parte non riuscire a trovare il trait d'union dell'opera, mi sembrava di essere un naufrago in mezzo ad una tempesta. Non sapevo dove guardare e ha che cosa dare o meno importanza. Quale era il fuoco della prospettiva? Il perno centrale dell'immagine?
Guardate un po' e giudicate voi.



Ora voi capite bene che per quanto a uno possa piacere l'arte contemporanea e rispettare il diritto di tutti di esprimersi...c'è bisogno anche di capire che cosa si sta guardando. Probabilmente, anzi, sono sicura, l'autore ha un suo schema, nella testa, e penserà che son proprio tarda se non riesco a vederlo nella sua magnificenza.
Però io...che ho concetto "scandinavo" dell'arte (simmetria, ordine, immagine chiare)...facevo proprio fatica a intravvedere nell'accozzaglia di materiali della foto centrale un senso logico.
D'altro canto sarà proprio la mancanza di un senso logico che rende affascinante questo posto tanto che quando il proprietario del lotto su cui sorgeva questa specie di laboratorio-museo ha cercato di raderlo al suolo la popolazione locale si è data tanto da fare per preservarlo.
Se volete darci un'occhiata più da vicino e con maggiori spiegazioni cliccate qui sotto
http://www.phillymagicgardens.org/

E ora...vado a riposarmi le meningi!!!

giovedì 25 novembre 2010

Happy Thanksgiving!

Lo so che a voi non susciterà particolari emozioni, ma questa festa è molto sentita qui negli States. Infatti oggi è festa e sono a casa dal lavoro.

Le origini di questa festa (che è tipica di USA e Canada) sono incerte. Wikipedia le mette nel lontano 1600, forse prima. Ad ogni modo, il senso della festa è il Ringraziamento. Ma che cosa ringrazieranno direte voi?

Beh a quanto leggo con la mia ricerca internet, le origini dell'attuale Festa del Ringraziamento sono legate ad un evento accaduto nel 1621 a Plymouth Plantation in Massachusetts. I padri Pellegrini, scampati ad un inverno terribile, hanno fatto una festicciola, sparando qualche botto. Gli indiani locali Wampanoag sono andati a vedere cosa succedeva. A questo punto che hanno fatto i Padri Pellegrini? Li hanno invitati a mangiare insieme. Ma siccome i Wampanoag non sono dei maleducati, hanno fatto una scappata nella foresta per uccidere un po' di pollame da portare al pranzo. Ed ecco qua la Festa del Ringraziamento.
Ve l'ho un po' romanzata, ovviamente, perchè le teorie sull'origine di questa festa sono varie e discordanti fra loro. Nei documentari di History Channel fanno ben vedere che sono stati gli indiani ad insegnare ai PP come coltivare la terra statunitense, come pescare, come cacciare...forse gli hanno fatto un pranzo per ringraziarli? Chi può dirlo. Vorrei proprio vedere come è andata per davvero.

Ad ogni modo oggi sono tutti a casa per questa bella e grande festa americana, che fa concorrenza al Natale. Tutti mangiano le stesse cose (tacchino ripieno, patate dolci schiacciate, marmellata di mirtilli rossi, torta di zucca), non ci si può sbagliare.

Ed io cosa faccio? Beh visto che la mia casa attuale non mi permette di fare feste danzanti, stasera sono invitata a cena da un collega di mio marito e poi domani per una Festa Post-Ringraziamento da un'altra collega (mia questa volta).
Vi dirò cosa ho mangiato, ma intanto vi lascio con questa bella foto (che ho scaricato da internet però).


 Happy Thanksgiving!!!

sabato 20 novembre 2010

Gnam gnam!!!

Ed oggi, dopo una settimana di intenso lavoro (qui non si scherza mica) mi sono premiata.
Ovviamente, dovendo fare economia, non potevo certo premiarmi con una bella borsetta nuova (umh...sapeste che belle borsette che hanno qui...).
Così mi sono premiata...riempiendomi la pancina di una squisitezza locale.

Un bel piatto di pancakes!!!

E per la vostra gioia...eccovelo in direttissima. Ve lo metto pure in extralarge...così ne potete apprezzare tutte le qualità che lo rendono un piatto assolutamente imperdibile.


Notate: intanto non è UN pancake ma è una PILA di pancakes.
Vengono serviti caldi caldi, ma non troppo...al punto giusto per sprigionare quel profumino di BURRRRRO. Si sciolgono in bocca, soffici e deliziosi.
Sarebbe sufficiente così, direte voi.
Ma perchè?
Aggiungiamo anche del burro sciolto sopra, un bel po' di sciroppo alla fragola, fragole sciroppate superglassate e caramellose, banana caramellate (dimenticavo, era uno Strawberry banana pancake), e per finire...PANNA????? Beh sì, mettiamo anche un po' di panna.

"Prende altro oltre ai pancakes?"

Altro?!?
Ecco spiegato perchè una bella fetta di americani è super-oversize... sono dei ciccioni trementi, più larghi che alti.
La mia pila di pancakes era nell'elenco dei dessert e siccome era ora di pranzo il mio cameriere non si capacitava del fatto che il mio pranzo fosse SOLO un dessert.

Comunque, alla faccia della calorie...gnam gnam, erano proprio buoni!!!

mercoledì 17 novembre 2010

Flushot

Vi siete vaccinati per l'influenza?
A Udine c'è un cartello che mi fa sempre tanto ridere che dice (in friulano, ovviamente):
-"Cjale indenantvaciniti"(tradotto: guarda avanti: vaccinati)

Qui sono proprio fissati. Persino al bagno c'è il cartello con scritto di ricordarsi di andare a farsi vaccinare. Il personale che non è vaccinato deve stare a casa 2 settimane a stipendio ridotto. Praticamente non si sfugge. Hanno un elenco con tutti i nomi. Peggio della CIA. 
Però...ci si può far esonerare per controindicazioni mediche (come le nostre) o perchè la tua religione te lo impedisce (ma quale religione impedisce di farsi vaccinare? Forse i testimoni di Geova? Boh).
Ieri avevo scoperto che il termine ultimo per farsi vaccinare è il 18 novembre (cioè domani) per cui stamattina sono andata all'Occupational Health, che è tipo un servizio sanitario per i dipendenti, chiedendo cosa devo fare con questo vaccino.

Siccome non ho ancora il tesserino per girare in ospedale (e ho di conseguenza una raccolta di adesivi con scritto Visitor o Guest -dipende da chi me lo stampa-) non ho ancora fatto la visita per poter avere il via libera per lavorare ufficialmente (già, potrei avere qualche oscura malattia, o non essermi vaccinata per il morbillo, o avere la tubercolosi o la schiena troppo storta per sollevare bambini).
Perciò per l'ospedale non esisto "ufficialmente" (infatti ho gli adesivi sulla giacca).
Però attenzione: stamattina quando ho espresso il dubbio: Ma il vaccino me lo fate voi o me lo devo fare io fuori perchè non sono ancora registrata? non ho avuto il tempo di finire la domanda che praticamente mi avevano già siringata a dovere sul braccio.


E voi, allora, vi siete vaccinati?
Cjale indenantvaciniti!!!!

domenica 14 novembre 2010

Autobus

Oggi ho preso l'autobus.

E' domenica e alle sei di mattina ero sveglia.
Perchè? Perchè non ho ancora le tende e nel mio appartamento (ma come in tantissimi altri, anzi quasi tutti) non ci sono gli scuretti alle finestre. Cosa c'è di meglio al mondo che farsi svegliare dalla naturale luce del sole, seguendo il nostro ritmo circadiano? Noi italiani siamo proprio dei cretini ad avere gli scuri. Che spreco di denaro, eh? ;-)
Mancando gli scuri, quindi, appena sorge il sole (e ho una finestra a est) la mia camera viene invasa dalla luce.
Sicuramente mi tornerà comodo durante la settimana, in cui alzarsi alle sei sarà normale, ma la domenica anche Dio si è riposato. Chissà se aveva gli scuretti. 
Vista la situazione oggi ho deciso di andare a comperare le tende al centro commerciale (ma vi parlerò di questo luogo ameno un'altra volta).
Non avendo la macchina e neppure la patente locale (la nostra italiana non vale una cippa di niente), oggi ho preso l'autobus.
Beh, non è la prima volta, l'ho preso un altro paio di volte, per andare in ospedale.

L'autobus è un'avventura.
Intanto perchè ci sono tipo 200 linee. Philadelphia è grande, e altrettanto grandi sono i sobborghi, per cui ci vogliono tante linee. Non che sia difficile trovare la linea, per fortuna la società che gestisce gli autobus ha un programmino sul loro sito in cui si mettono partenza e arrivo e loro ti forniscono linea e orario.
L'avventura è SULL'autobus.
L'autobus lo prende chi non ha la macchina. Cioè chi non ha la patente o i poveracci, perchè praticamente tutti hanno la macchina (carrette di vario genere, ma pur sempre macchine).
Senza la macchina qui è un problema. Le distanze sono così grandi che a piedi è impossibile raggiungere tutto (come invece si può fare a Udine per la maggior parte dei servizi).
Poi perchè agli americani piacciono i centri commerciali. Cioè dei posti (solitamente fuori, così se non hai la macchina non ci puoi andare) in cui si aggregano, intorno ad un luogo in cui si mangia (a scelta: McDonald's, Five guys, Pizza Hut, American BBQ...), dei negozi. No, scusate, dei magazzini. I negozi (100 mq) sono in centro, fuori ci sono i magazzini (1000 mq).

Quindi oggi per raggiungere questo centro commerciale, in cerca delle tende, ho preso l'autobus.
Sono subito stata sgridata perchè ho OSATO chiedere se l'autobus fermava al centro commerciale. E' SCRITTO DAVANTI!!! Non è vero, davanti è scritta l'ultima fermata, non quelle intermedie (come quella che interessava a me). E poi di nuovo sgridata perchè avevo sbagliato a mettere i soldi del biglietto. A dire il vero non sapevo proprio che il biglietto costasse cifre diverse in base a dove vai, pensavo che ci fosse una tariffa fissa. Colpa mia, per cui non ho osato ribattere e sono corsa a sedermi.
Dimenticavo di dirvi che l'autista era una signora nera di 200 kg che non ama guidare l'autobus (evidentemente), per cui immaginate: sono davvero corsa a sedermi perchè temevo mi facesse scendere.

Vi ho detto che in genere chi prende l'autobus è chi non ha la patente o non ha la macchina. Quindi immaginatevi il campionario con cui viaggiavo. Ad esempio:
- ragazzini con la musica a tutto volume dalla radio (ritorno agli anni '80, epoca pre-ipod)
- vecchietti che non possono più guidare e traballano camminando (l'autobus non è proprio un mezzo "stabile")
- mezzi matti che parlano da soli
- gente che dormiva nei sedili (forse non hanno casa, io dormirei nel mio letto)

E poi il viaggio.
Penso che, qui, chi guida l'autobus non lo faccia volentieri. Gli autisti guidano come se fossero da soli. Accelerano come pazzi allo scattare del verde e inchiodano al rosso, curve a tutta birra neanche fossero all'autodromo. Pensate ai vecchietti di cui sopra. Oppure vanno lentissimi, tipo che a piedi si va più veloci. Devono essere sembra incacchiati, gli autisti, perchè se sbagli a chiamare la fermata si arrabbiano. Quindi bisogna essere attentissimi a non sbagliare.

Alla fine sono tornata sana e salva. Senza tende, ma pensate: oggi doppia avventura sull'autobus, andata e ritorno. Non ci si annoia mai!!!

mercoledì 10 novembre 2010

Campionario statunitense

Dopo aver trovato la casa, arriva la parte divertente.
Sistemarla, imbiancarla a fresco, arredarla, allacciarla...renderla abitabile, insomma.

E visti gli standard statunitensi non è cosa da poco.
I precedenti inquilini l'hanno lasciata davvero in pessime condizioni. E' pur vero che il concetto di pulizia è personale (ci sono quelli che puliscono sommariamente e quelli che lavano anche la suola delle scarpe) però credo a loro mancasse proprio il concetto di pulizia. No, anzi, non conoscevano l'esistenza del termine "pulizie". Sembrava che nessuno avesse mai fatto le pulizie. Qualcuno potrebbe dire "Beh, era un appartamento chiuso da molto tempo". No no. Se casa mia rimane chiusa per 3 mesi, certo, ci sarà polvere in giro ma non la quantità di sporco che ho trovato. Uno sporco vecchio di anni. E la padrona di casa? Non le interessa granchè, evidentemente.

Mi è venuta in mente la zia Rosy, finchè pulivo. Lei, che per me è l'essenza della pulizia, chissà cosa avrebbe detto. "Sporcaccioni!!!!" :-)
Questo, secondo me, perchè gli statunitensi non danno alla proprietà lo stesso valore che gli diamo noi europei. Qui è legale sparare a uno se entra nel tuo giardino senza permesso, poco importa se il suddetto giardino è una giungla incolta con bestie di vario genere che vi si aggirano indisturbate.
Le case poi...umh, alcune saranno anche enormi villone con piscine e patii per l'estate (che puliscono le imprese di pulizie messicane), ma tutto il resto è in balia degli umori dei padroni di casa. E lo stesso vale per le macchine. In giro ci sono delle carrette che da noi vedreste solo alla discarica.
Il perchè di tutto questo si è poi chiarito mentre facevamo la fila per andare a far attaccare gas ed elettricità.  
Intanto negli uffici vanno solo i poveretti. Tutti gli altri pagano on-line o tramite la banca.
La maggior parte dei presenti faceva la fila per avere le agevolazioni per reddito basso o per farsi riattaccare la luce. Eh già, qui se non paghi la bolletta, ti staccano la luce. Non è che ti mandano gli avvisi, e poi la multa. Staccano e basta. E allora perchè preoccuparsi delle pulizie, in tutto questo???

Finchè stavo lì in fila ad aspettare ho pensato che bisognerebbe che quegli italiani che tanto si lamentano del nostro sistema assistenziale si facessero un giro qui, per vedere com'è la vita dove il sistema assistenziale è ai minimi.
Allora forse tutti pagherebbero le tasse, per non ritrovarsi in un sistema dove se non hai soldi per pagare, ti ritrovi senza denti (sì, avete capito bene), con vestiti sporchi raccolti dai sacchetti dell'immondizia, in case popolari che di casa hanno solo il nome, a vagabondare nei locali per stare al caldo (perchè ti hanno staccato il gas del riscaldamento).
A volte ho l'impressione che anche da noi si stia andando in questa direzione. Mi auguro proprio di no, perchè l'uomo privato dei suoi diritti non è un uomo.

domenica 7 novembre 2010

Cerco casa disperatamente...e l'ho trovata!!!

Ce l'abbiamo fatta.
Finalmente abbiamo trovato un appartamento decoroso dove andare a stare.
Sì sì, ridete pure voi, ma avrei voluto vedervi al posto mio.
A parte la candid camera del primo giorno, non è che dopo sia andata meglio. Un appartamento era sopra un ristorante cinese. Nel senso che per entrarci si passava dalle cucine di un ristorante cinese. Per alcuni potrebbe essere un vantaggio, certo, ma diciamo che gli odori non erano proprio profumi di violette appena sbocciate. Era divertente anche quello in cui la porta non si apriva, e che alla fine non abbiamo visitato (chissà come era dentro...non lo saprò mai).

Ma alla fine eccoci arrivati in questo bell'appartamentino (-ino -ino) che però con tanta immaginazione (e probabilmente con una severe renovation) potrà anche essere il luogo di bei ricordi per il futuro.
La parte migliore è il parquet, che secondo l'agente immobiliare è un pregio raro. Già perchè tutti gli altri hanno la moquette che è bella alta ed è il regno dell'acaro.
Secondo me i pregi sono altri: grandi finestre (e in un paese dove d'inverno ci sono 6 ore di luce fanno la differenza), lavatrice e asciugatrice in casa (così non si deve andare con il cesto alla lavanderia a gettoni con la neve alta un metro), l'aria condizionata (sì sì sono contraria, ma gli oriundi dicono che Philadelphia d'estate è un forno a tutte le ore).
Ora bisognerà arredarlo.
Qui mi vien da ridere perchè l'affitto fa la parte del leone e quindi per ora: letto. La cucina c'è, i termosifoni faranno da tavolo (così ci si scalda pure). Per il resto...arriverà. Anche perchè gli statunitensi non brillano per senso estetico. Sicuramente ogni popolo ha i suoi gusti, però loro proprio fanno fatica eh. Un barocco misto vittoriano...mobili di legno scuro, belli pesanti e arzigogolati...umh, una chiccheria davvero. E sono cari rabbiosi, tra l'altro, mica te li regalano!!!

Alla fine un europeo va all'ikea, cosa che farò anch'io domani...se non altro perchè così, visto che la mia casa italiana è un catalogo dell'ikea...mi sentirò a casa anche qui. 

giovedì 4 novembre 2010

Cerco casa disperatamente (parte prima)

Ho pensato che potrei chiamare quei due simpaticoni del programma di Sky "Cerco casa disperatamente", visto che sono bravissimi a trovare le case più strampalate rispettando esigenze e budget dei potenziali clienti.
Peccato che quet'ultimi in genere siano:
- coppietta sposata da poco che cerca una bella casa grande (per quelli che verranno) con giardino (non si sa mai, spesso i bambini vogliono cani), vicino al centro ma in un'area molto verde, nuova ma che sappia un po' di antico, con un budget di 2 milioni di euro
- coppia di media età, con figli grandi, che vuole spostarsi in centro, in un bell'appartamento luminoso, piano alto, 3 camere, caminetto, giardino o terrazzone, con vista S.Croce a Firenze, budget 4 milioni di euro
- famiglia con bambini che cerca una casetta di vacanza a Cortina o in Costa Smeralda, budget 3 milioni di euro
In genere queste persone fanno i geometri, le segretarie, le casalinghe, piccoli imprenditori...evidentemente i medici non cercano casa, o se lo fanno, come noi, hanno un budget ridicolo e non vengono nemmeno presi in considerazione.

Ad ogni modo ieri è cominciata l'avventura "cerco casa disperatamente a philadelphia".
Siamo partiti già etichettati male, perchè parliamo inglese sì, ma un accento latino, e nell'immaginario telefonico ci accomunano agli immigrati messicani, che non sono degni di avere una casa decorosa, visto quello che si hanno proposto.

Il primo appuntamento è stato velocissimo: l'agente immobiliare non si è presentato. Non ha nemmeno telefonato per dire che era in ritardo o non poteva venire. Anzi, aveva pure spento il telefono.
Il secondo pensavo fosse una candid camera: un bell'appartamento in centro con vista su un muro. Sì, sì, un bel muro di mattoni di un condominio alto 20 piani. Niente luce, i carcerati vedono di più il sole.
Il terzo sembrava essere stato abitato da dei vandali: fili della luce scoperti, pareti scrostate, finestre rotte, parquet (sarà stato parquet?) rialzato. Ovviamente le riparazioni sono a carico dell'inquilino, che evidentemente se n'è andato prima di farle. Tanto, di solito si lascia un deposito per questi incovenienti, ma l'agenzia se l'è tenuto invece che fare le riparazioni.
Il quarto, questa volta piano alto (più luminoso) con la moquette dappertutto, cucina con mobiletti rotti, le porte dell'armadio a muro con i buchi (prese a pugni???), camera da letto 1x2 mt (una brandina da campo???).

Pensavo mi stessero prendendo in giro.

Poi finalmente un barlume di speranza in un altro condominio in cui però gli appartementi (costosissimi) non saranno pronti prima di dicembre, perchè è in restauro.

Oggi partiamo con la seconda ricerca, incrociamo le dita.
Ma a noi piace, ogni tanto, ricominciare dal basso, così ci sentiamo sempre giovani.

lunedì 1 novembre 2010

Vedere per credere

Avete presente il detto "Vedere per credere"?
Ecco, è perfetto per descrivere il perchè tutti vogliono venire qui. Qui negli States intendo, non solo a Philadelphia. Per me è Philadelphia, perchè il CHOP (acronimo per children's hospital of philadelphia) è tra i 3 migliori ospedali pediatrici degli States. http://www.chop.edu/
In realtà se la giocano Philadelphia e Boston, a seconda della sotto-specialità.

Bene: il campus della UPenn (University of Pennsylvania) è enorme. Ha uno shuttle che collega i vari buildings. C'è pure un servizio di security che ti accompagna a casa alla sera, se sei a piedi. Secondo me  uno viene voglia di studiare solo per il fatto di essere qui. Poi c'è il campus della Drexel e della Temple University, altrettanto grandi.

Il CHOP è un intero padiglione di 10 piani, su due ali (sud ed est). Ed è solo per i ricoveri, perchè per l'attività ambulatoriale c'è un altro padiglione di 10 piani. Il Pronto Soccorso Pediatrico ha oltre 50 box di osservazione. La terapia intensiva pediatrica ha 60 letti. E 20 letti per quella semi-intensiva. Pensare che a Udine abbiamo 4 stanze per gli ambulatori e 2 box di osservazione di PSP.

E poi, meraviglia delle meraviglie, c'è un intero padiglione di oltre 10 piani SOLO per l'attività di ricerca in campo pediatrico. Solo per quella!!!

A Udine la ricerca la si fa dove c'è posto, sperando di trovare qualcuno nel laboratorio analisi che ti presti la macchina che ti serve e sperando che il dipartimento di comperi i kit (se avanzano soldi però).

E' un'altra dimensione. Un altro modo di vedere. Sarà anche vero che sono più ricchi di noi, che ricevono molte donazioni dai privati, però è un altro mondo. E' la concezione della ricerca, della didattica, dell'istruzione che è diversa. Qui, se chiedi alla biblioteca di medicina di procurarti un articolo perchè stai scrivendo una review (un riassunto, insomma) su un argomento (in cui ovviamente metterai il nome della tua università, aumentandone il numero di pubblicazione e il prestigio), l'articolo arriverà con calma dopo una settimana, 10 giorni. Qui ti arriva dopo 3 ore. E non devi scrivere "con cortese urgenza". Se lo chiedi è perchè ti serve e la biblioteca te lo procura. Punto.

Non ha importanza che tu sia un medico, un ingegnere, un architetto oppure un biologo, un epidemiologo, un filosofo. La scienza (e la conoscenza) ha un valore enorme. E' sicuramente vero che in Italia la preparazione teorica "generale" è migliore (lo dicono anche loro) però qui viene coltivata e soprattutto viene incentivata. Le persone non vengono istruite per poi essere costrette ad emigrare in altri paesi. Chi lavora viene premiato, e se si è bravi, fanno pure a gara per tenerti.

Sono fiscali, gli statunitensi, sono maniacali nell'ordine, nella sicurezza, nella compilazione dei documenti (non vi dico la montagna di carte che ho firmato oggi) però se si ha voglia di lavorare questo è il posto giusto. C'è un padiglione di 10 piani che mi aspetta domani.

Vi dirò la verità: ho la tremarella alle gambe!!!!